I luoghi dell'infanzia

Il luogo dell’infanzia di Alessandro, 36 anni, si trova a Palermo, zona Stazione Centrale.

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Scrive Alessandro:

Il luogo della mia infanzia a cui sono rimasto legato è la zona vicino alla stazione di Palermo Centrale, dove ho vissuto da quando avevo quattro anni fino all’età di undici. 

Vivevamo in un quadrilocale sito in un condominio. La casa era dei miei genitori che l’avevano ereditata da mio bisnonno materno. Mio padre è milanese e mia mamma siciliana. Ci eravamo trasferiti a Palermo per stare vicini ai miei nonni materni.

All’epoca mio padre faceva l’assicuratore e mia mamma la casalinga. Vivevamo lì in quattro, con mia sorella maggiore, Patrizia, e con il mio fratellino, Alberto.  

Di quella casa ho dei ricordi molto belli e rumorosi. La finestra della mia stanza dava sulla strada, un lungo rettilineo abbastanza trafficato, dove passavano svariate volte al giorno tutti i classici venditori ambulanti di Palermo. C’erano quelli degli sfincioni, ma a me piacevano di più i ragazzi che vendevano le cassette musicali tarocche. Spingevano un carrello adibito a un misto tra discoteca e negozio di dischi che sparava musica a paletta.

Ricordo anche che la casa era senza riscaldamento. I miei dicevano che tanto a Palermo faceva molto più caldo che a Milano, ma non era sempre così. Ricordo certe lunghissime giornate autunnali ed invernali quando pioveva a dirotto e ci scaldavamo con le stufe elettriche e la pastina calda.  

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Nei weekend capitava che andassimo all’Orto Botanico che mi piaceva tanto anche per i bellissimi pappagalli.

A proposito di animali, ho dei ricordi di quella casa anche in merito a degli animaletti che io e mio fratello, essendo dei bambini, trovavamo divertenti, ma la cui comparsa suscitava ogni volta un putiferio in casa. Mi riferisco agli scarafaggi, che ahimé, ogni tanto facevano capolino dietro qualche mobile o nel lavandino della cucina. Alcuni avevano delle antenne lunghissime e la loro lunghezza era direttamente proporzionale ai decibel delle urla di mia sorella e di mia mamma, ma anche di mio padre che in questi casi se la prendeva con quell’ubriacone dell’amministratore condominiale.

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Nel complesso fu per me un periodo spensierato, e quando i miei hanno venduto la casa e siamo tornati a vivere a Milano, mi sentivo un po’ spaesato, ma anche orgoglioso di aver visto cose che i miei compagni di classe no. Rispetto a loro, che avevano sempre vissuto a Milano, io a undici anni ero un uomo di mondo.

Quando abbiamo fatto il trasloco, ho dato una mano anch’io a fare gli scatoloni, mi sono divertito e mio padre era fiero di me. So che l’appartamento è stato varie volte rivenduto da allora. 

Non tornerei più a vivere in quella casa, e non ci sono più entrato. Ma in certi momenti provo una forte nostalgia per quel posto. Quando sento certe canzoni di quel periodo, mi torna subito alla mente il venditore ambulante con le cassette contraffatte. Quando capito a Palermo vado sempre lì sotto, guardo il nostro balcone e le nostre finestre e cerco di indovinare come vivranno le persone che ci abitano ora.  

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